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Da diversi giorni ormai è arrivato in sala “Dogman”, il nuovo film di Luc Besson presentato in concorso all’80esima Mostra del Cinema di Venezia: un ritorno da non lasciarsi decisamente sfuggire.
“Ovunque ci sia un infelice, Dio manda un cane”: con questa frase del poeta Alphonse de Lamartine si apre la storia di “Dogman”, ovvero la storia di Doug, un personaggio davvero complesso, interpretato da uno straordinario Caleb Landry Jones. Doug è un uomo disabile, emarginato dalla società, che ha alle spalle un passato traumatico (purtroppo ispirato a una storia vera): da piccolo, infatti, il padre e il fratello lo rinchiudono per un lunghissimo periodo nella gabbia dei cani, allevati dalla famiglia per i combattimenti, dopo che Doug ha dimostrato compassione portando loro cibo di nascosto. Nel lungo periodo trascorso in gabbia, Doug crea un legame fortissimo con i cani, che riconosce poi come la sua vera famiglia e che gli restano fedeli durante la sua crescita. Doug riesce a uscire dalla gabbia solo dopo un grave incidente, per poi trovarsi a vivere un’adolescenza solitaria ma comunque felice, grazie alla passione per il teatro di Shakespeare. Da adulto riprende la passione per lo spettacolo iniziando a esibirsi in un locale come drag queen e interpretando grandi donne come Edith Piaf, Marlene Dietrich e Marilyn Monroe (in una delle più innovative citazioni all’iconico abito rosa di “Gli uomini preferiscono le bionde”).
Tutta la storia di Doug è raccontata attraverso lunghi flashback, perché quando lo conosciamo è appena stato arrestato e deve rispondere alle domande di una psichiatra mandata dalla prigione che vuole capire il suo passato: il film diventa una ricostruzione della vita di Doug fino al presente per capire cosa lo ha portato al momento dell’arresto.
La storia raccontata in “Dogman” è decisamente originale nell’unire elementi che solitamente non si vedono insieme come drag queen, cani, rapine e omicidi, in un mix esplosivo sostenuto da una colonna sonora che vi farà certamente venir voglia di cantare. Ma il merito per il successo di questo film va soprattutto a Caleb Landry Jones, che con la sua magistrale interpretazione capace di rendere con un solo sguardo tutto il dolore ma anche la grande capacità di amare del suo personaggio, rende impossibile allo spettatore non empatizzare con lui e sostenere le sue scelte. Dopo aver vinto il premio per la miglior interpretazione maschile a Cannes nel film “Nitram” di Justin Kurzel nel 2021, con questa nuova performance Caleb Landry Jones si propone come uno dei più probabili candidati per una nomination ai prossimi Golden Globe e all’Oscar.
Alberti Aurora