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Il 15 gennaio ci lasciava il maestro David Lynch, regista visionario, protagonista della New Hollywood, narratore dell’onirico e del subconscio oscuro degli Stati Uniti. Per omaggiare il regista oggi parliamo di “The Elephant Man”, non il suo film più noto ma sicuramente un capolavoro imperdibile.
Nella Londra di fine '800, l'illustre chirurgo Frederick Treves (Anthony Hopkins) viene a conoscenza di un uomo gravemente deforme chiamato l'Uomo Elefante (John Hurt). Il dottore vuole portare l'uomo nell'ospedale in cui lavora per studiarne il caso e presentarlo ai colleghi. John Merrick, così si chiama la "creatura", viene maltrattato dal suo proprietario, Bytes, interessato solo ai profitti derivanti dal freak show in cui lo presenta come fenomeno da baraccone. Grazie all'intervento del dottor Treves, John Merrick viene portato in ospedale, dove inizia finalmente ad essere trattato come un essere umano e si rivela colto e raffinato, amante della letteratura e affascinato dal teatro.
Il film è tratto dalla storia vera di Joseph Merrick, documentata nei libri "The Elephant Man and Other Reminiscences" del dottor Frederick Treves e "The Elephant Man: A Study in Human Dignity" di Ashley Montagu. Merrick era il freak per eccellenza della Londra vittoriana, soprannominato Uomo Elefante a causa delle protuberanze sulla testa e di un braccio immobilizzato, simile a una proboscide. Nel film si dice che Merrick sia gravemente deforme a causa di un incidente avvenuto a sua madre, colpita da un elefante durante la gravidanza. Il racconto si apre proprio con questo incidente, raccontato attraverso una sequenza onirica tipicamente lynchiana, che mescola immagini di elefanti, la donna ferita e suoni inquietanti.
La fotografia in bianco e nero senza tempo, la regia piuttosto tradizionale e la limitata presenza di sequenze oniriche allontanano questo film dal più noto immaginario lynchiano. Ciò nonostante il focus sul diverso, sul mostro, e sulla meschinità umana sono tematiche ricorrenti anche in film successivi. L'Uomo Elefante non viene introdotto subito: Lynch ce lo "presenta" attraverso le reazioni spaventate e sconvolte di chi lo vede, così da generare inquietudine per il momento in cui verrà mostrato. Merrick viene percepito da tutti con orrore come non-umano, mostruoso. Poi però lo vediamo recitare versetti della Bibbia, bere il tè, mostrare orgoglioso la foto della madre, e allora diventa chiaro che dentro quella creatura si trova un essere umano come tutti gli altri.
Lynch racconta la storia del classico "mostro dal cuore buono", temuto dalle persone incapaci di vedere oltre l'apparenza, ma che avrebbe tanto da insegnare. Merrick, infatti, nonostante un'esistenza di sfruttamento e torture, dimostra sempre il suo grande amore per la vita e l'apprezzamento per Treves, il suo unico amico. Mentre si trova in ospedale Merrick è perseguitato da uno degli addetti, che si fa pagare dai curiosi per farlo vedere. Addirittura l'uomo fa entrare le persone nella stanza di John per torturarlo, in una scena di una crudeltà inaudita. In quel momento c'è un ribaltamento dei ruoli: quello che tutti definiscono mostro subisce impotente la cattiveria delle "persone normali", che invece si rivelano essere i veri mostri.
Grazie all'interessamento di Treves, Merrick comincia a vivere come un vero gentleman, divenendo una celebrità presso l'alta società, oltre che un favorito della regina Vittoria. Merrick ama conversare e conoscere persone nuove e i nobili fanno la fila per incontrarlo. Tra gli ospiti arriva anche la dolce attrice Mrs. Kendall (Anne Bancroft), che invita John ad assistere a un suo spettacolo a teatro, avverando uno dei suoi sogni. Grazie alla gentilezza di persone come Treves e Mrs. Kendall, John riesce finalmente a lasciarsi alle spalle tutta l'angoscia del suo passato e a dirsi "felice perché sa di essere amato".
Questa storia di per sé molto commovente, è arricchita dalle interpretazioni di un cast di prima classe. John Hurt in particolare, nonostante vari strati di protesi e make up, fa un lavoro incredibile nel trasmettere tutta la fragilità ma anche l'amore per la vita di Merrick. Candidato a ben 8 premi Oscar, tra cui miglior film e miglior attore per Hurt, il film non ne vinse nemmeno uno, ma in compenso si guadagnò il riconoscimento più importante: l'amore del pubblico.
Alberti Aurora
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