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PROMEMORIA
Questo sabato, 30 novembre, recupereremo l’aperitivo che avrebbe dovuto tenersi il 19 ottobre. L’evento si terrà a partire dalle 17.30 al piano terra della Torre dei Modenesi a Nonantola: sarà l’occasione per conoscere l’organizzazione del festival, condividere idee e scoprire le date della prossima edizione, accompagnati da un gustoso aperitivo. Vi aspettiamo numerosi!
Ma ora spazio alla recensione di questa settimana!
Elio Germano interpreta Enrico Berlinguer nel nuovo film di Andrea Segre “Berlinguer - La grande ambizione”, prima opera di fiction sulla vita del segretario che ha trasformato il PCI nel più grande partito comunista d’occidente.
Tra 1973 e 1978 Enrico Berlinguer (Elio Germano), segretario del Partito Comunista Italiano, riesce a far aumentare esponenzialmente i consensi del partito. Votato da un terzo degli elettori italiani, il PCI diventa il più importante partito comunista del mondo occidentale, una forza popolare dirompente, che emerge dopo un trentennio di governo incontrastato della Democrazia Cristiana. Berlinguer, deciso a portare per la prima volta nella storia i suoi comunisti al governo, cerca il dialogo con il presidente della DC Aldo Moro (Roberto Citran), con cui getta le fondamenta per il "compromesso storico".
A quarant'anni dalla morte, causata da un ictus nel 1984, esce al cinema il primo film di fiction sulla figura di uno dei politici più incisivi della storia del nostro paese. Regista con una lunga esperienza nel campo del documentario, Andrea Segre si avvale della fiction per ricostruire gli anni cruciali della segreteria di Enrico Berlinguer. Nel ruolo del protagonista Elio Germano, che ha affermato come il film non sia solo sulla vita del segretario, ma anche sul popolo che rappresentava. Utilizzando molte immagini di repertorio, infatti, il film regala lo spaccato di un'Italia lontana, in cui la politica era ancora partecipata da un popolo che si sentiva protagonista del cambiamento del paese.
Questa diversità nella concezione della politica si riassume nello stesso titolo del film. Quello di "grande ambizione" è un concetto elaborato da Antonio Gramsci, fondatore del PCI, nei suoi "Quaderni dal carcere". L'intellettuale sosteneva che un leader politico deve essere ambizioso, ma la sua ambizione deve essere “grande”: arrivare al potere per compiere il benessere collettivo, senza alcun tornaconto personale. Quella in cui Berlinguer era segretario del PCI era una stagione dominata da questa grande ambizione, ormai aliena nel nostro presente.
Grazie a un'accurata documentazione storica, il film ricostruisce la rapida ascesa dei consensi del PCI durante la segreteria di Berlinguer e la sua elaborazione del cosiddetto eurocomunismo, ovvero una nuova via che si distaccava dalla matrice comunista sovietica. Ma il focus è soprattutto sul compromesso storico, il difficile progetto di governo che avrebbe dovuto unire le due maggiori forze popolari dell'epoca, comunisti e democristiani. Per realizzarlo, Berlinguer aveva avviato un complesso dialogo con il presidente della DC Aldo Moro, bruscamente interrotto dal rapimento e poi dall'omicidio di Moro compiuto dalle Brigate Rosse nel maggio 1978. Indubbiamente una delle pagine più buie della nostra storia, momento culminante di quella strategia della tensione che da anni minacciava l'Italia intera.
Ai drammatici fatti politici dell'epoca si affianca il racconto del Berlinguer privato, dei suoi momenti in famiglia, della sua figura di padre affettuoso e presente. Per la sua interpretazione Elio Germano ha vinto il premio come miglior attore alla Festa del Cinema di Roma, confermandosi (se ce ne fosse bisogno) uno dei migliori e più versatili interpreti del nostro panorama cinematografico contemporaneo. L'attore ha studiato decine di discorsi di Berlinguer per riprodurne la mimica e la prosodia e raccontare il peso della responsabilità del suo ruolo.
Leader suo malgrado, Berlinguer è riuscito comunque a creare una connessione fortissima con gli elettori, come raccontano le immagini del suo funerale, cui partecipò una folla oceanica di oltre un milione e mezzo di persone. Nell'omaggiare Enrico Berlinguer questo film ci ricorda anche un modo di fare politica, di confrontarsi, di ascoltare il popolo, totalmente diverso da quello che conosciamo oggi, e a cui si può (e si deve) tornare a guardare.
Alberti Aurora